
Sulle orme della battaglia di Lepanto: la Madonna del Rosario tra storia e arte
La devozione verso il Santo Rosario si è sviluppata grazie all'apparizione della Vergine a san Domenico di Guzman (1170-1221) che nell'anno 1212 a Tolosa, ha ricevuto dalle mani di Maria la corona da recitare per proteggere l'umanità contro l'allora dilagante eresia catara o degli Albigesi, che aveva molta presa sul popolo.
Il 22 dicembre 1216, papa Onorio III ha dato l'approvazione ufficiale e definitiva all'Ordine dei Frati Predicatori, comunemente detti Domenicani, fondato da Domenico a Tolosa e basato sulla predicazione itinerante, la mendicità, una serie di osservanze di tipo monastico e lo studio approfondito. Il santo della Castiglia muore a Bologna nel 1221 e nel 1234 e viene proclamato tale da papa Gregorio IX il 3 luglio 1234 a Rieti.
Dal 1267 le reliquie del santo sono venerate a Bologna nella basilica a lui dedicata; l'arca che le contiene, scolpita da Niccolò Pisano, si è arricchita nel corso dei secoli di splendide aggiunte di importanti artisti (tra cui anche Michelangelo).
L'iconografia della Madonna del Rosario è tuttavia più tarda e la sua fortuna ha avuto un notevole incremento dopo la vittoria riportata dai cristiani sui musulmani, ai tempi dell'espansionismo ottomano, nella battaglia di Lepanto del 1571. Il trionfo è stato attribuito all'intercessione della Vergine Maria, tanto che san Pio V, nel 1572, ha istituito la festa di Santa Maria della Vittoria, trasformata dal suo successore, papa Gregorio XIII, in "Madonna del Rosario".
Già da anni le navi turche imperversavano nel Mediterraneo occidentale minacciando costantemente le coste italiane e spagnole. In un'Europa già divisa tra cattolici e protestanti si temeva l'invasione turca di Roma. Davanti al crescente pericolo, Pio V si fece promotore della Lega Santa, che riuniva lo Stato pontificio, l'Impero spagnolo, le repubbliche di Venezia e Genova, i cavalieri di Malta, il ducato di Savoia, il ducato di Urbino, la Repubblica di Lucca e il granducato di Toscana.
I protagonisti di quella memorabile battaglia sono stati: il comandante dell'armata spagnola Don Giovanni d'Austria, di soli 22 anni, figlio naturale dell'imperatore Carlo V e fratellastro del re Filippo II, Marcantonio Colonna, comandante delle truppe pontificie e Sebastiano Venier settantenne capo della flotta veneziana e futuro doge.
Prima della partenza della Lega Santa per gli scenari di guerra, l'11 giugno 1571, il Papa Pio V benedisse in San Pietro e consegnò all'ammiraglio Marcantonio Colonna lo stendardo raffigurante, su fondo rosso, il Crocifisso posto fra gli apostoli Pietro e Paolo e sormontato dal motto costantiniano "In hoc signo vinces" (dal latino: "Con questo segno vincerai").
Riunitasi a Messina, l'armata cristiana salpò verso le acque greche a metà settembre del 1571. Cipro, dopo la capitolazione di Famagosta, era appena caduta in mani ottomane, ma rimaneva la possibilità di sconfiggere la flotta turca attraccata nel golfo di Lepanto, all'imboccatura del golfo di Corinto. All'alba del 7 ottobre 1571 la flotta cristiana, guidata dall'ammiraglio Don Giovanni d'Austria, affrontò in una memorabile battaglia nel mare di Lepanto la flotta turca, guidata dall'ammiraglio musulmano Mehemet Alì Pascià. I due schieramenti si affrontarono in combattimento all'imboccatura del golfo di Corinto.
I cristiani, dopo cinque ore di battaglia, ebbero la meglio, l'ammiraglio turco Alì Pascià si suicidò per non cadere prigioniero in mano cristiana e la flotta turca fu dispersa.
In quello stesso giorno papa Pio V mentre era intento a recitare il rosario ebbe una visione, in cui i cristiani avevano vinto sui turchi. La visione fu confermata 23 giorni dopo da un messo inviato a Roma per riferire la notizia della vittoria.
"Con indescrivibile tensione aveva Pio V tenuto gli occhi rivolti all'Oriente. I suoi pensieri erano continuamente presso la flotta cristiana, i suoi voti la precorrevano di molto. Giorno e notte egli in ardente preghiera la raccomandava alla protezione dell'Altissimo. … Egli aveva ferma fiducia nella potenza della preghiera, specialmente del rosario". (1)
"...nel mentre, che esso passeggiava per le sue stanze del Palagio Vaticano e stava trattando con alcuni Ministri, e in ispezie con Monsignor Bartolomeo Bussotti da Bibbiena Tesoriere Generale di negozj d'importanza, spiccatosi improvisamente da loro aprì una finestra, e alzati gli occhi al Cielo, ve gli tenne fissi per un gran pezzo, indi riserrandola, e mostrandosi pieno di gran cose, rivolto graziosamente al Tesoriere, gli disse: "Questo non è tempo da negoziare, andate a ringraziare Dio, perché la nostra armata ha combattuto colla turchesca, e su questa ora ha vinto. Nel partirsi vide, che il santo Pontefice si gettò genuflesso a ringraziare Iddio colle mani giunte della grazia ottenuta". (2)
Or San Pio V, il quale avea appreso nella stessa rivelazione avuta della vittoria, che l'orazione de' fratelli del Santo Rosario, aveano grandemente contribuito alla medesima, volendo, eternarne la memoria, istituì un dì festivo, fissato ai 7 di Ottobre, sotto l'invocazione di S. Maria della Vittoria. Ben'è vero, che Gregorio XIII, ammirando la modestia del suo Predecessore, il quale essendo stato Religioso dell'Ordine de' Predicatori, non avea voluto fare alcuna menzione del S. Rosario per timore, che si credesse aver'egli fatto questo onore più tosto alla sua Religione, che alla verità, ordinò che in avvenire la festa di S.Maria della Vittoria si celebrasse ogni anno la prima Domenica di Ottobre nelle Chiese dell'Ordine Domenicano, e in tutte le altre, ove si trovavano istituite le Confraternite del Rosario della Santissima Vergine che con nuovo nome festa del Santo Rosario, la quale non volle più che si solennizzasse alli 25 del mese di Marzo come pel passato erasi praticato.
Anzi di più volendo Clemente VIII confermare la medesima festa per la prima Domenica di Ottobre, poco anzi avvisata, la fè inserire nel Martirologio Romano con tale espressione di concetti, che dinotano la sua istituzione in memoria della celebre vittoria di Lepanto sotto il titolo di Santa Maria della Vittoria, indi in quello della Santa Vergine del Rosario. Clemente VIII altro non facesse, che confermare quanto era stato dichiarato da Gregorio XIII nella sua Bolla del dì 1 del mese di Aprile dell'anno 1573, che per comune sentimento del mondo Cattolico la vittoria de Cristiani fosse dovuta all'intercessione della Santissima Vergine, mediante le orazioni universali di tutti quanti i fratelli del Santo Rosario, fatte nelle Chiese de' Religiosi di San Domenico, e avanti, e molto più in quel punto, che l'armata della Lega era venuta a battaglia con gl'infedeli. (3)
1) Pastor-Storia dei papi dalla fine del Medio Evo. Volume VIII: Storia dei papi nel periodo della riforma e restaurazione cattolica-Pio V 1566-1572, pag.561.
2) Vita di S. Pio Quinto, sommo pontefice dell'ordine de' Predicatori scritta da Paolo Alessandro Maffei Patrizio Volterrano, Cavaliere dell'Ordine di S. Stefano, e della Guardia Pontificia. Pubblicata sotto i gloriosi Auspici della santità di nostro signore Papa Clemente XI. In Venezia MDCCXII- Appresso Giacomo Tommasini, con licenza de' superiori, e privilegio, pag.225.
3) Ibid pag.240.
L'iconografia della Madonna del Rosario, spesso associata alla lotta contro l'eresia, mostra la Vergine che offre il rosario a San Domenico e Santa Caterina. In alcuni casi il dipinto è accompagnato da medaglioni o riquadri che rappresentano i quindici Misteri del Rosario: quattordici a cornice (da leggersi in senso antiorario) e il quindicesimo a coronamento:
- Cinque Misteri Gaudiosi che contemplano la maternità di Maria e l'infanzia del divino Bambino: Annunciazione, Visitazione, Natività, Presentazione di Gesù al Tempio e Gesù tra i dottori.
- Cinque Misteri Dolorosi che celebrano la passione e la morte di Gesù: Orazione nell'Orto, Flagellazione, Incoronazione di spine, Andata al Calvario e sul lato destro la Crocifissione e Morte di Gesù.
- Cinque Misteri Gloriosi che esaltano la risurrezione di Cristo e l'incoronazione della Madonna nella gloria del cielo, immagine simbolica del ricongiungimento della Madre con il proprio Figlio: Resurrezione, Ascensione di Cristo, Discesa dello Spirito Santo, o Pentecoste, Assunzione della Vergine e a coronamento l'Incoronazione di Maria.
Chiesa di Sant'Agata a Castiglione (Centro Valle Intelvi)
Nella nicchia sulla parete di sinistra si trova una tela con la Madonna del Rosario di notevole qualità attribuibile ad un artista non locale. La Madonna, con una veste bianca, quasi eterea, stringe tra le braccia il Bambino in grembo. Una gioiosa atmosfera pervade la scena, resa fiabesca dalla fluida eleganza delle figure degli angeli e angioletti, alcuni dei quali reggono le nuvole, guardando la Vergine. Maria, con lo sguardo sereno, sembra guardare il lungo rosario tenuto nella mano destra, che termina con petali rossi a ricordare una rosa. Il Bambino sembra volersi divincolare dalle braccia materne, come a voler recuperare il rosario incastrato tra le foglie che incorniciano uno dei misteri. Una teoria di angeli sorregge i medaglioni in cui sono raffigurati i quindici Misteri, incorniciati da un nastro intrecciato ad un roseto con foglie e rose rosse. Le scene sono suddivise in triadi di colore differente. La lettura, in senso antiorario, dei quadretti mariani e la loro sistemazione è quella comunemente più diffusa. A sinistra dall'alto verso il basso vediamo i cinque Misteri Gaudiosi che contemplano la maternità di Maria e l'infanzia del divino Bambino: Annunciazione, Visitazione, Natività, Presentazione di Gesù al Tempio e Gesù tra i dottori. In basso, da sinistra a destra leggiamo i cinque Misteri Dolorosi che celebrano la passione e la morte di Gesù: Orazione nell'Orto, Flagellazione, Incoronazione di spine, Andata al Calvario e sul lato destro la Crocifissione e Morte di Gesù. Sempre sul lato destro troviamo infine i Misteri Gloriosi dal basso verso l'alto che esaltano la risurrezione di Cristo e l'incoronazione della Madonna nella gloria del cielo, immagine simbolica del ricongiungimento della Madre con il proprio Figlio: Resurrezione, Ascensione di Cristo, Discesa dello Spirito Santo, o Pentecoste, Assunzione della Vergine e a coronamento l'Incoronazione di Maria.
Chiesa dei Santi Quirico e Giulitta a Veglio (Cerano d'Intelvi)
Nella seconda cappella di sinistra si può ammirare un dipinto del 1642, dall'antico carattere devozionale, racchiuso in una decorazione plastica settecentesca, con festoni floreali, raffigurante la "Vergine del Rosario e santi" circondata dai quindici Misteri. L'opera presenta in basso a destra il nome del committente "il Signor Capitano Antonio Silva, ha fatto fare nell'anno 1642".
La Madonna è al centro della scena, cardine della composizione. Seduta su un nimbo di nuvole, è circondata da un'aura dorata e fiancheggiata da angeli in procinto di posarle sul capo la corona dorata. Ai lati altri angioletti portano il rosario e fiori mariani, mentre altri ancora sono assorti in preghiera. La Vergine ha lo sguardo sereno, fisso davanti a sé e un sorriso appena accennato, mentre il Bambino, in grembo, con la mano sinistra invita a rivolgere le proprie suppliche alla Madre. Ai piedi della Madonna, in primo piano, sono raffigurati san Domenico e santa Caterina. I due santi domenicani si rivolgono alla Vergine e sono rappresentati nell'atto di ricevere il Rosario. San Domenico di Guzman, a sinistra, stringe in una mano il rosario ricevuto direttamente dalla Madonna e dal Bambino, mentre con l'altra tiene il giglio, suo attributo. A destra la Madonna consegna il rosario a Santa Caterina da Siena, in abiti domenicani, con la testa cinta dalla corona di spine, allusione alla sua volontaria sofferenza per Cristo. La santa senese è colta mentre trattiene con la mano sinistra il giglio, simbolo di purezza. Mano poggiata sul petto, come a custodire il cuore rosso con il monogramma IHS, offerto a Gesù.
Ad assistere alla scena, nella parte inferiore del dipinto, due ali di fedeli inginocchiati. A sinistra, in primo piano papa Pio V che, con gli occhi rivolti alla Vergine e le mani giunte in preghiera, si fa portavoce delle suppliche rivolte alla Madonna del rosario durante la battaglia di Lepanto del 7 ottobre 1571, che vide sconfitte le navi turche che imperversavano nel Mediterraneo, minacciando costantemente le coste italiane e spagnole. Dietro il pontefice riconosciamo la figura di San Carlo Borromeo che, in preghiera, si unisce all'invocazione del pontefice. Molto interessanti sono i personaggi a destra. In primo piano l'imperatore Carlo V si rivolge all'osservatore. Vestito in abiti cavallereschi e con la banda austriaca, è inginocchiato. Ha la mano sinistra sul cuore, mentre tiene nella destra lo scettro con il globo crucigero leggermente inclinato. Al collo porta una catena dorata con il "Toson d'oro", simbolo del più insigne ordine cavalleresco di tutti i tempi, istituito a Bruges nel 1431 da Filippo III, il Buono.
La presenza di Carlo V, che non è un protagonista della battaglia di Lepanto essendo morto da una decina d'anni, è un chiaro messaggio politico. In un'Europa dilaniata da tensioni politiche e religiose, e in cui imperversa la guerra dei Trent'anni, il potere degli Asburgo di Spagna, con Filippo IV, è messo in discussione. Con la tela il committente intende sottolineare la sua fedeltà agli Asburgo. Dietro tra i principi sovrani, possiamo riconoscere un Asburgo con la gorgiera spagnola e il Toson d'oro, forse Filippo II re di Spagna e protagonista di Lepanto. Alla base del dipinto la triplice croce papale poggiata tra il pontefice e il committente e l'accostamento tra la tiara papale e la corona imperiale. A contorno del dipinto si dispongono gli episodi riferiti ai quindici Misteri.
Chiesa di Santa Maria Assunta a Schignano
Nell'opera "Vergine del Rosario, Santi e personaggi illustri", firmata nel 1621 da Pietro Ferrabosco di Laino, posta lungo la parete destra della navata della Chiesa di Santa Maria Assunta a Schignano, che qui riprende lo stile di Camillo Procaccini, compaiono gli artefici della Lega Santa. Nella tela la Madonna, seduta su un nimbo di nuvole, è accompagnata da angioletti che portano rose e rosari mentre sono intenti in una conversazione. Maria, guardando l'osservatore, consegna la corona del rosario nelle mani di san Domenico di Guzman. La Vergine abbraccia il Figlio che si trova sulle sue gambe intento a donare il rosario a santa Caterina da Siena ai piedi della Vergine. La sacra conversazione è arricchita dalla presenza di personaggi illustri legati alla battaglia di Lepanto. A sinistra compaiono gli artefici della Lega Santa: Papa Pio V, il re Filippo II coronato, don Giovanni d'Austria con la corona d'alloro, un cardinale e un vescovo. A destra un gruppo di dame tra cui, presumibilmente, Anna d'Austria coronata. In un gioco di mani santa Caterina guardando la Vergine indica la regina asburgica in quanto rappresentante della casata che ha sconfitto la flotta turca. Anna, che si rivolge all'osservatore con una mano sul cuore, punta l'indice verso Colei la cui intercessione ha garantito la vittoria, così come sembra fare la santa senese con la sua mano destra.
Nella seconda cappella a sinistra, risalente al 1627 circa, è presente una statua lignea con la Vergine del Rosario, alla quale sono stati affiancati due angeli di epoca recente e formelle con i quindici Misteri.
Sulla tela sulla parete sinistra del presbiterio la Madonna seduta su un nimbo è intenta a donare il rosario a san Domenico mentre il Bambino seduto in grembo si appoggia ad una nuvola. Col capo poggiato su quello di san Giuseppe indica con la mano destra l'osservatore, mentre il padre putativo, con la mano sul cuore, lo osserva intensamente. Un angioletto ai suoi piedi regge la verga fiorita. Ai piedi della Vergine, sulla sinistra, san Giovanni Nepomuceno è rappresentato con la veste talare, cotta e mantellina di ermellino inginocchiato presso un altare dove osserva estatico l'apparizione divina. Si racconta che la moglie del re Venceslao, la regina Giovanna di Baviera, ha fatto di Giovanni, uomo di grande profondità spirituale, il suo confessore. Anche la regina ha una fede trasparente, passa ore in preghiera e soprattutto sopporta con dignità i continui tradimenti del marito, che si divide tra alcol e cortigiane. Eppure è Venceslao a dubitare della fedeltà della moglie. Prima sospetta di una relazione con Giovanni, poi dell'esistenza di un qualche amante di cui il confessore non può non sapere. Un giorno il re ordina al sacerdote di rivelargli le confidenze della regina, ma Giovanni si oppone, non violerà il segreto della confessione. Seguono nuove richieste e intimidazioni che non cambiano l'atteggiamento del sacerdote. Così la notte del 20 marzo 1393, il sacerdote viene portato in catene fino al fiume Moldava e gettato nella corrente del fiume. Contemporaneamente cinque stelle apparvero in cielo, rappresentate nell'aureola.
Soggetti particolari li ritroviamo nella chiesa di San Maurizio a Casasco (Centro Valle Intelvi) e nell'Oratorio della Beata Vergine Assunta a Verna (Alta Valle Intelvi).
Chiesa di San Maurizio a Casasco (Centro Valle Intelvi)
Tra la prima e seconda cappella si conserva la tela della Madonna del Rosario che era presente nella Cappella omonima sei-settecentesca, prima della ricostruzione di metà ottocento. Tipica l'iconografia della Vergine intenta a donare il rosario a san Domenico di Guzman. Tuttavia Maria è circondata, secondo modalità rare, da due tralci di rose che descrivono un ovale. Quest'ultima opera per lo stile con cui sono resi i protagonisti, non immemore della lezione di Camillo Procaccini, e per le cromie vivaci nella veste della Madonna, di gusto ancora tardo manierista, è senza dubbio il più antico tra i due dipinti che dovettero adornare l'altare del Rosario. Nella seconda cappella sul lato destro la pala presenta un'interessante iconografia. La Vergine, seduta tra nubi, tiene con una mano una corona del rosario, il Bambino, inginocchiato sulle sue gambe, è intento a scegliere alcune rose, simbolo mariano per eccellenza, mostrandole al riguardante, tra quelle che ci sono offerte su un vassoio da un angelo giovinetto. Un secondo angioletto invece, dietro le spalle di Maria, le sta mettendo sul capo una corona degli stessi fiori. Il colore delle rose bianco e rosaceo descrivono le diverse fioriture del fiore nei due momenti cardine del culto mariano: maggio e metà ottobre. Per la grazia dei gesti e per la delicatezza degli sguardi dei personaggi si può pensare a una collocazione di fine seicento o anche di inizio del settecento. Sembrano assimilate alcune influenze di ambito genovese.
Particolare il soggetto presente nell'oratorio della Vergine Assunta "la Madonnetta" a Verna (Alta Valle Intelvi). Nella recente pala sembra si voglia dare di proposito una visione simultanea della Madonna del Rosario e dell'Immacolata. La Madonna con il rosario nella mano è seduta sul globo terracqueo e con il proprio piede preme il capo del demone. Il Bambino Gesù, seduto in braccio alla Vergine, con tre rosari uno d'oro, uno d'argento e uno rosso sembra voler "tenere a bada" e "scacciare" il demonio dell'eresia che ha preso possesso dell'uomo.
Il tema è ripreso anche nella chiesa di sant'Antonio Abate a San Fedele (Centro Valle Intelvi). Entrando, lungo la parete destra, un affresco di inizio Seicento rappresenta da sinistra Santa Lucia, San Domenico in adorazione, la Madonna del Rosario col Bambino e le Sante Elisabetta d'Ungheria e di Portogallo (?). La presenza della corona al suolo, indice della rinuncia dei beni materiali, permette di identificare nelle due francescane Elisabetta di Turingia-Ungheria (1207-1231) col giglio in mano e accanto l'omonima pronipote Elisabetta di Aragona-Portogallo (1270 circa- 1336) che le sta leggendo le sacre Scritture, entrambe terziarie francescane e devote al culto del rosario (Spiriti). Un'altra ipotesi propende nel riconoscere nelle due sante le sorelle Liberata e Faustina. Alcuni simboli sembrano avvalorare questa ipotesi: in molti affreschi le due giovani donne sono raffigurate coronate, e qui la corona ai piedi sembrerebbe indicare la loro rinuncia alla ricchezza e al prestigio dovuto al loro essere figlie di un uomo potente e ricco Giovannato che le ha destinate al matrimonio. Le due sante furono costrette alla fuga dalla natia Piacenza fino a Como per poter professare la loro scelta di vita religiosa e sottrarsi al matrimonio voluto per loro dal padre. Nell'iconografia santa Liberata compare quasi sempre assieme alla sorella Faustina con indosso l'abito delle suore benedettine. Altri attributi iconografici più frequenti sono il giglio ed il libro della Regola.
La Vergine Maria, seduta su un nimbo, trattiene a sé il Figlio intento a donare il Rosario a San Domenico inginocchiato, con l'immancabile cane con la fiaccola in bocca.
Oratorio di San Giuseppe a Claino
La tela, datata 1601 e firmata Marc'Antonio Pozzo, si trova sulla parete destra. La Vergine si rivolge all'osservatore con lo sguardo mentre due angioletti le posano una corona di rose (?) sul capo. Con la destra dona il rosario a san Domenico, mentre il Bambino seduto in grembo dona un giglio a santa Caterina. La santa guardando la Madonna sembra volerle donare un rametto di rose che tiene nella mano sinistra. I personaggi alla base del dipinto sono legati alla battaglia di Lepanto. Al centro della scena, Papa Pio V, figura chiave nella coalizione cristiana, riceve il simbolo del Rosario da san Domenico, mentre ai lati si schierano i protagonisti della Lega Santa: il re Filippo II, in preghiera, e, sullo sfondo, probabilmente don Giovanni d'Austria. Sul lato opposto, un gruppo di figure femminili, tra cui spicca una donna coronata (forse la moglie di Filippo II, Anna d'Asburgo ?) con un abito rosso e un manto nero. Mentre la donna offre un giglio, simbolo di purezza, un bambino si aggrappa al suo mantello con una manina, quasi a farsi coraggio e a voler trovare conforto nella lotta tra il bene e l'eresia.