Ramponio Verna
Il tranquillo borgo, costituito dai due nuclei di Ramponio e Verna, è baciato dal sole per tutto l'anno e fa parte del comune di Alta Valle Intelvi. Le numerose vedute sul lago di Lugano regalano ai visitatori panorami incantevoli, dove le montagne si specchiano nelle acque cristalline.
Abitato sin dall'epoca romana, il borgo è stato successivamente dominato da varie famiglie feudatarie, tra cui i Rusca, i Marliani e i Riva Andreotti. Ramponio, nel corso della seconda guerra mondiale, si distinse per la resistenza partigiana contro l'occupazione tedesca della valle, e il valore dimostrato dai suoi cittadini fu riconosciuto con l'assegnazione della croce di guerra al valor militare.
Verna ha dato i natali alla famiglia Solari che ha legato il suo nome alla produzione di paliotti in scagliola, una tecnica artistica che imita l'aspetto dei marmi pregiati.
L'intera area del comune di Alta Valle Intelvi custodisce i massi coppellati, rocce di grandi dimensioni trasportate a valle dai ghiacciai durante le ere glaciali, che presentano sulla loro superficie degli incavi a forma di coppa sferica, chiamati "coppelle", a volte collegati da canalette. Queste incisioni, di diverse dimensioni e profondità, sono state realizzate dall'uomo in epoche preistoriche e protostoriche, probabilmente tra l'Età del Rame e la prima Età del Ferro (cioè tra il 3300 e il 900 a.C.) e il loro significato rimane ancora avvolto nel mistero. I massi con coppelle sono di per sé indatabili, anche se alcuni di essi parrebbero collocarsi tra l'Età del Rame e la prima Età del Ferro (cioè tra il 3300 e il 900 a.C.). (Chiese e oratori di Verna https://www.lazzatim.net/miofolder/visite.htm)
La spiegazione più attendibile afferma che "le pietre rappresentino luoghi di culto, sorta di altari destinati a riti propiziatori di fertilità o per il culto degli antenati; le coppelle costituirebbero quindi il luogo in cui deporre liquidi consacrati o accendere fiammelle votive". (Uboldi M., "Il Caslè di Ramponio Verna. Guida ai luoghi e agli scavi", 2011, Ed. Noto (Co), pag. 49)
RAMPONIO
Chiesa di San Benedetto
La chiesa, documentata nel 1186 e rimaneggiata a più riprese, è stata eretta a parrocchia nel 1586. Esternamente al lato sinistro della chiesa è addossato il battistero dove sono riportate tele e sculture provenienti da donazioni, tra cui un'antica vasca marmorea originariamente collocata nel palazzo Vendramin di Venezia.
L'interno presenta una navata unica con due cappelle laterali, ed è in buona parte frutto dei forti rimaneggiamenti settecenteschi. Al pittore Giovanni Battista Innocenzo Colomba, originario di Arogno, ma educato a contatto con le correnti mitteleuropee del rococò e del primo neoclassicismo, sono state assegnate diverse opere pittoriche datate tra il 1780 e il 1790. Sulla cupola della navata è raffigurata la "Gloria di San Benedetto", firmata nel 1776 da Pietro Molciani di Pellio, nipote di Giulio Quaglio, mentre sulla volta del presbiterio il dipinto "Gloria dell'agnello mistico" è di Carlo Innocenzo Carloni.
Oratorio di San Giovanni Nepomuceno
L'oratorio, situato nella piazza principale di Ramponio, fu costruito nel 1724, per incarico della famiglia Bolla di Laino, dall'architetto di Ramponio Domenico Rapa (uno scalpellino rinomato, attivo a Praga negli anni 1711-1721 e oltre) che aveva sposato una vedova della famiglia Bolla, proprietaria dell'oratorio. L'edificio ha una dinamica facciata barocca culminante col frontone triangolare spezzato.
L'interno, a navata unica con una cappella laterale per parte, è arricchito da una pregevole decorazione in stucco che accompagna gli affreschi settecenteschi attribuiti a un figlio di Giulio Quaglio, probabilmente Domenico, attivo nella parrocchiale di Osteno nel 1743. La decorazione in stucco è tradizionalmente attribuita a Paolo Caprani, che l'avrebbe eseguita tra il 1780 e il 1790, ma probabilmente è un intervento di Diego Francesco Carloni.
Santuario di San Pancrazio
Il Santuario di San Pancrazio sorge su un ampio spiazzo erboso, una vera e propria oasi di pace e di tranquillità, da cui si domina il lago di Lugano e la Valsolda. La semplice facciata a capanna è preceduta da un pronao seicentesco. Alla sinistra della facciata si affianca il massiccio campanile romanico.
La chiesa è nominata per la prima volta nel testamento del chierico Giovanni risalente al 1186. A partire dal secolo XV venne, presumibilmente realizzato, a più riprese, il nuovo edificio. L'interno, a navata unica presenta due cappelle laterali e sei nicchie. La cappella laterale destra, di iuspatronato della famiglia Rapa, è dedicata a san Carlo Borromeo. Notevole è l'altare che presenta un paliotto in scagliola intarsiata con decorazione floreale firmato e datato: G.B.R.F. 1711 (G.B. Rapa fece, 1711). La cappella di sinistra è invece consacrata a san Pancrazio. Il santo, in divisa da guerriero attorniato da motivi floreali policromi, è raffigurato al centro del paliotto in scagliola tradizionalmente attribuito a Pietro Solari di Verna. L'attuale presbiterio si trova entro l'abside poligonale del XVI secolo. La volta è decorata con costoloni a raggiera bianchi e rossi che si intersecano a formare un disegno al centro del quale spicca un sole raggiato con il trigramma IHS. Le pareti sono ornate da affreschi cinquecenteschi tradizionalmente attribuiti alla bottega dei Solari di Verna.
La prima nicchia sul lato sinistro, accanto al presbiterio, accoglie il gruppo marmoreo seicentesco della Madonna con Bambino realizzato da Tommaso Orsolino, artista nato a Ramponio nel 1587, ma vissuto principalmente a Genova.
VERNA
Chiesa di Sant'Ambrogio
La chiesa di Sant'Ambrogio a Verna, menzionata in documenti risalenti al 1186, ha una storia antica: la sua dedicazione è legata alla presenza di possedimenti del Monastero di Sant'Ambrogio di Milano nella zona, documentati già nell'anno 875. Una delle caratteristiche più rilevanti della chiesa è la sua facciata romanica originale realizzata in pietra perfettamente squadrata.
L'edificio è preceduto da un atrio ottocentesco. Molti i dipinti di Piero Gauli presenti sia nell'atrio che all'interno della chiesa, che presenta due cappelle per lato. Appena fuori dal presbiterio, sulla sinistra, si trova il pulpito settecentesco in scagliola marmorizzata con intarsi neri, attribuito a Francesco Solari, che ha firmato l'altare maggiore, realizzato con la medesima tecnica. Paliotti in scagliola policroma tradizionalmente attribuiti alla scuola dei Solari sono presenti anche nelle due cappelle attigue al presbiterio.
Le pareti e la volta del presbiterio sono ornate da dipinti settecenteschi dedicati alla vita del santo titolare.
La prima cappella di destra, del XIX secolo, è dedicata a sant'Antonio di Padova. Ai lati del piedistallo che sostiene la statua del santo sono visibili due bellissimi frammenti di scagliola provenienti dall'oratorio di Sant'Antonio ai Monti.
Oratorio della Beata Vergine Assunta, detto della "Madonnetta"
L'oratorio, a navata unica con abside poligonale con volta a "ombrello" e campanile a vela, è già citato nel 1599. La facciata mostra diversi dipinti seicenteschi.
All'interno, lungo la parete destra, sono affrescate immagini di santi tra le quali è collocato un dipinto con la "Madonna del latte in trono" firmato e datato dal Gentilino nel 1492. Il pittore dovrebbe identificarsi con Giovanni Antonio De Magistris detto "il Gentilino", padre di Giovanni Andrea. (Mario Mascetti, in Communitas 1993).
Il presbiterio presenta una tela che raffigura la "Madonna del Rosario che abbatte il demonio", circondata dai Misteri. L'altare, che riporta la data del 1709, è una bellissima scagliola policroma di Pietro Solari, ove sono raffigurati san Paolo, la Madonna del Rosario e san Pietro.
L'oratorio conserva preziose testimonianze dell'arte di Piero Gauli.
Oratorio di Sant'Antonio ai monti
L'oratorio, costruito nel XVII secolo da Francesco Solari, è situato lungo l'antico percorso che univa Verna con Lanzo. Esternamente si presenta come un edificio preceduto da un portico e sormontato da un raro esempio di tiburio circolare (XVII sec.).
Nell'altare maggiore è visibile un gruppo scultoreo documentato nel 1699 e sotto l'altare si trova uno splendido stucco che rappresenta il Cristo nel sepolcro. La composizione scultorea vede la Vergine col Bambino. Maria è incoronata da due angioletti e, sopra, è dipinto il Padre Eterno, mentre la Colomba dello Spirito Santo pende dall'alto. Ai lati troviamo due statue: a sinistra san Francesco e a destra il santo titolare.
Nel tondo del tiburio circolare sant'Antonio da Padova è rappresentato in Gloria (fine XVII sec.?) e attorniato da angioletti. Lungo la calotta sono affrescati quattro episodi della vita del santo: il miracolo della mula, il miracolo della bilocazione di sant'Antonio, la predica ai pesci e il miracolo del piede risanato.
Negli ITINERARI E CAMMINI le brochure delle singole chiese.